Eva Domenici (foto Fontanini) |
“E chi?”, le chiedo io fingendo di non avere inteso.
“Il Padreterno”.
“Quest’anno non avete neanche
festeggiato la Pasqua” le disse e l’indomani le mandò un prete a portarle la
comunione.
Dopo che l’ebbe ricevuta si
addormentò: quando si risvegliò non
aveva più disturbi e potè così tornare alle occupazioni di tutti i giorni. Da allora
si dice che ogni giorno pregava, per ringraziarla, la Madonna di Pompei.
Immaginette della Madonna e di
Nostro Signore non ne mancano, appese a tappezzare le pareti della piccola
cucina che ti accoglie all’ingresso. Incastonate con le foto dei suoi vecchi e
dei fratelli (mi mostra l’immagine di un suo fratello morto giovane, negli anni
‘60, vi sono quadri ma anche semplici ritagli di riviste con una immagine sacra.
“I miei rimedi – dice la Eva –
sono quelli naturali…. e poi oggi vi ammalate troppo perché vi arrabbiate”
“Ma a volte è veramente necessario prendere delle medicine” le
rispondo io.
“Se prendi una medicina ti fa
bene a una cosa e male a tre”.
“1 meno 3”- penso tra me - il
risultato è negativo…e quasi mi convinco che ha ragione!
Poi mi parla di Edo, un suo parente che ora è “alla Versilia”, mi sembra di capire che ha avuto un ictus
con una recidiva a breve.
“Eh! Ma non ci si fa più nulla in
questi casi, vero?” mi dice un pò rassegnata la Eva.
Si parla un po’ del vecchio paese:
“E’ un peccato che negli anni la chiesina sia andata in rovina e non l’abbiano risistemata
– le dico - avrebbero potuto usarla ogni
tanto per una Messa, almeno nelle grandi occasioni, com’era una volta per sant’Antonio
Abate”
“Io la mia Messa ce l’ho qui tutti giorni” mi dice la Eva mostrandomi la
piccola radio con la quale ogni giorno ascolta Radio Maria. La vita della pastora
trascorre semplice, intessuta di lavoro e di preghiera ogni giorno . “Oggi mi sono già detta una corona”
soggiunge e poi mi parla di Mirjana, di Padre Livio, di Medjugorie, si direbbe vi
fosse stata di persona.
A
mia volta le racconto un po’ del
paesino dell’Erzegovina, dove mi recai alcuni anni fa.
“ E’ una zona di contadini, ci
sono ancora tanti vigneti e anche là c’è un monte coi sassi rossi, un po’ come
quelli del Matanna. Si chiama Križevac, sulla cima nel 1933 ci collocarono
una grande croce. I contadini nel tempo hanno dovuto ampliare e trasformare le
loro case per poter accogliere i tanti pellegrini che negli anni vi affluivano.
In effetti, fino a tutti gli anni ‘80, la vita della gente era ancora molto
povera e non dissimile da quella che si doveva vivere al Campallorzo nella prima metà del secolo
scorso”.
“Sa cos’ha detto la Madonna
l’altro giorno ”? mi domanda la Eva.
“Ha detto che bisogna aprire il
cuore a Dio come i fiori si aprono al calore del sole! Ogni volta quando alla radio
dettano il messaggio prendo la penna e me lo scrivo su un foglio. E tempo fa lo sa cosa disse la Madonna?
Che si parla troppo e si prega
poco!”
Dobbiamo lasciarci.
Torno a Casoli per la via di
Ripradina col sentiero 2, è un po’ lunga ed è ora di andare.
ruderi della chiesa del Campallorzo |
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