Libero da impegni di lavoro, il cielo del primo mattino terso anche se le previsioni danno annuvolamenti a partire dalla costa, oggi abbiamo deciso una breve escursione sulle Alpi meridionali . Sono tuttavia un po’ rattristato perché, pur avendo messo un avviso su facebook per trovare compagnia, ancora una volta mi trovo a camminare da solo. A dire il vero io cammino volentieri in solitudine, però c’è sempre il pensiero che possa verificarsi un imprevisto. Ho deciso perciò di salire al Matanna percorrendo uno dei sentieri che ben conosco lasciando a casa le informazioni più dettagliate sui tratti percorsi e sui tempi di percorrenza. Parcheggio poco sopra Casoli, circa a 800 metri dal centro del paese e prima di scendere per il sentiero attendo un poco, guardo in giro quasi aspettassi di incontrare qualcuno. Passano alcuni istanti e vedo un signore con zaino in spalla e bastoni: è solo… e certamente percorrerà la stessa strada. Dove vai? - gli chiedo - A Matanna! - Anch’io, vuoi che andiamo insieme?
E così partiamo.
Mario, quasi dieci anni più anziano di me, fa parte del CAI di Lucca e mi dice che spesso va solo, decidendo sul momento quando vede la giornata propizia. Del resto per andare sui monti non bisognerebbe fare programmi; quando la giornata è bella e ti senti in forma, se puoi devi decidere sul momento. E’ proprio così che lo scorso anno potei fare una delle più belle escursioni in Pania in una giornata molto limpida. Mario mi spiega che salirà per la via di Grotta all’Onda perché più bella sotto l’aspetto naturalistico. Davvero? - gli chiedo - e sono contento di incamminarmi per un tratto a me nuovo.
Decidiamo allora di non portarci alla foce del Pallone ma di salire percorrendo un sentiero più alto che volendo ci consente di raggiungere direttamente la cresta sud-sud/ovest (SSO) del Matanna. La traccia è qui ben visibile, sebbene ancora non segnata, e nel primo tratto sale piuttosto ripida ma per farsi poi più dolce. Incontriamo cornioli e querce, immersi in un paesaggio incontaminato, costantemente accompagnati dalla vista del Matanna. Il mio sguardo si posa a più riprese sul monte, ne ammiro il profilo coi tre “salti” che segnano in modo caratteristico la cresta SSO. Non la percorreremo questa volta, ma ci ricongiungeremo più avanti col tratto di cresta che sale dal Pallone. Intanto a sinistra scorgiamo alcune rocce bianche che spiccano sul fondo azzurro del cielo e lungo il sentieroavvertiamo a tratti l'aroma della santoreggia in fiore. Solo voltandoci indietro, la presenza di nubi in una giornata insolitamente calda ci impedisce di godere la vista della marina. Ora vediamo su una roccia la scritta che ci indica Toggiano, di là è possibile scendere, se ben comprendo, verso il 121 che collega la foce di Grattaculo col rifugio Forte dei Marmi. Quando raggiungiamo la cresta del Matanna si avverte un po’ di fatica, ma non molta. Procedendo a passo regolare i sassi rosa del monte ci dicono che ormai siamo prossimi alla croce.
Arriviamo dopo tre ore di tranquillo cammino e possiamo un po’ riposarci godendo una discreta vista sulle Panie, sul Sumbra in lontananza e più vicino davanti a noi sulla parete verticale del Nona dalla quale si stacca il Procinto. Il Prana è nascosto dalle nubi che invece lasciano a tratti percepire la sagoma del Piglione, il paese di Farnocchia si scopre ad un tratto tra la foschia, adagiato sulle pendici del Lieto. Giù la vista spazia sui paesi di Pomezzana, Stazzema, Volegno e Pruno
Torneremo scendendo verso il Callare, con un po’ di attenzione ; un caffè all’Alto Matanna e poi andremo al Pallone e di lì alla foce del Termine col sentiero 101. All’albergo incontriamo alcune persone, poche in verità; una ragazza ci chiede informazioni per salire in vetta, intanto le nubi si sono addensate e temiano che arrivata alla croce potrà vedere ben poco a quest’ora. Acquisto una forma di buon pecorino e subito in viaggio per il ritorno.
In discesa, oltrepassata la Foce del Pallone, un attimo di distrazione ci porta fuori sentiero; in realtà recuperiamo subito la traccia, mal visibile, del vecchio sentiero non più battuto che ci consentirà in breve di raggiungere ugualmente la foce del Termine. Di lì scendiamo passando prima nel mezzo di una ricca vegetazione di felci, poi nel bel tratto di Ripradina fino a raggiungere in poco più di un’ora l’auto al punto di partenza.