sabato 19 gennaio 2013

La Foce del Pallone


Il presente articolo sulla storia del pallone aerostatico ideato da Alemanno e Daniele Barsi  è scaricato dal web - per visualizzare il sito clicca sul link - Alcuni brani del testo sono stati tratti da Leggende Apuane di Stefano Pucci
Mie sono invece le foto e le panoramiche realizzate nel 2011.



 
Il luogo che oggi comunemente è noto come Foce del Pallone deve il suo nome all'impresa realizzata da Alemanno e Daniele Barsi nel 1910, la costruzione di un pallone aerostatico che ebbe, come leggeremo, vita brevissima. La zona ove risaliva la funicolare non corrisponde tuttavia all'attuale Foce del Pallone, ma ad uno slargo sul sentiero 101, località colle delle Prata,  posto tra la foce del Termine (o Crocione) e la foce del Pallone. Di lì si diparte uno stradello costeggiato da un muro in pietra che raggiunge l'Alto Matanna e che vediamo nella foto sottostante. Il cavo metallico dal basso, in una zona prossima a Grotta all'onda (vedi sotto le relative foto), giungeva in questo punto.


  La storia
 
Tutto ebbe inizio con un barile di marenghi d'oro.
Un fabbro di Palagnana di nome Alemanno Barsi, bel giovanotto, robusto e deciso a far fortuna, sposò una donnina minuta, in possesso di un barile di marenghi d’oro da 20 franchi del peso di 6.452 grammi di oro fino.
Costruisce quindi un albergo al Basso Matanna (Palagnana) a quota 750 m che viene inaugurato intorno al 1890. È il periodo delle prime smanie della villeggiatura.
Il figlio Daniele rappresentante e venditore di utensili in ferro riforniva l’ampia zona della Lucchesia; nei suoi trasferimenti fa conoscenza di una bella ragazza di nome Rosetta e la sposa.

Rosetta viene delegata a dirigere l’albergo del Basso Matanna dove con molta eleganza lo arreda in stile Inglese, come andava di moda in quegli anni nella vicina Bagni di Lucca.
Alemanno, nel frattempo, costruisce un altro albergo all’Alto Matanna in località colle delle Prate, in una suggestiva vallata a quota 1100 m. Alemanno era sicuro che l’albergo “Alto Matanna” con la sua posizione incantevole, circondato da bellezze naturali delle Alpi Apuane, la bellissima veduta del mare e dell’arcipelago Toscano, con una così breve distanza dal mare e temperatura massima di 26 gradi in piena estate, poteva essere un' attrazione forte per il turista; il suo sogno infatti era quello di creare una “Svizzera Toscana”.
La zona era priva di strada carrozzabile ed i “signori” e le loro dame, accompagnati dai loro pargoli ed in qualche caso dalla servitù, raggiungevano l’albergo per mezzo di cavalli o di muli. La zona delle Alpi Apuane e dell’Alta Versilia stavano conoscendo un periodo di sviluppo turistico orientato anche in senso alpinistico, molti italiani e molti inglesi salivano le vette circostanti, ma lamentavano la mancanza di strutture ricettive e proprio la famiglia Barsi fu pioniera in questo indispensabile sviluppo in cui alla villeggiatura si aggiungeva anche il piacere di salire per le montagne.
Il famoso alpinista fiorentino Aristide Bruni citò il: “comodo e spazioso Albergo Alpino di Alemanno Barsi a Palagnana”.
Così annunciava la Rivista Mensile del Cai nazionale:
“alle Ferriere di Palagnana, a un quarto d’ora dalla foce del Callare sorge, a 687 metri, l’Albergo Alpino del Matanna tenuto dalla famiglia Barsi, sulle sponde della Tùrrite Cava in un fresco vallone, fra mezzo alle faggette e ai castagni. Vi si trova vitto, buon alloggio e prezzi modesti. Ci sono ufficio postale, stazione termo-pluviometrica e un teatrino. È codesto un importante centro di escursioni e una comoda fermata per chi voglia recarsi (10 ore di cammino) dai Bagni di Lucca a Viareggio o viceversa, attraverso una delle più attraenti regioni delle Alpi Apuane. L’albergo si trova a metà del percorso che si effettua risalendo dal Serchio l’intera valle della Tùrrite Cava nel paese delle Fabbriche e per quello di Campolemisi fino a Palagnana e alla foce del Callare, dove nasce la Tùrrite, indi sul nuovo sentiero all’Alpe della Grotta, a Stazzema e per Pontestazzemese a Pietrasanta e Viareggio. Il Barsi avrebbe delle buone idee, ma in quella come in molte altre parti delle Alpi Apuane, l’alpinista e il turista si conoscono appena per averne sentito parlare. La speranza è che dalla gita che si farà in autunno con la Sezione di Firenze per inaugurare l’albergo e visitare la via ultimata del Callare , il signor Barsi possa dare maggior sviluppo all’opera iniziata”.
L’Albergo che prese la denominazione di Alto Matanna sorse al Piano d’Orsina a 1040 metri alle pendici del monte Matanna, all’ombra di belle conifere ed in posizione molto salubre, era aperto nella buona stagione da giugno a settembre ed era dotato di undici camere.
Alemanno Barsi, insieme al figlio Daniele, fu l’ideatore della famosa e sfortunata funicolare aerostatica da Grotta all’Onda per il Colle della Prata, destinato poi a chiamarsi la Foce del Pallone, intesa a mettere in comunicazione la spiaggia della Versilia con la montagna ed il loro albergo in particolare. Tutto questo si inseriva nel desiderio dei Barsi di contribuire alla promozione del turismo montano al quale avevano già dedicato tutte le loro energie con la costruzione dei due alberghi.
Essi furono gli antesignani della famosa formula Mare-Monti che dovrebbe promuovere il turismo delle Alpi Apuane, così vicine al mare. Comunque ancora oggi questo binomio non gode del successo che sicuramente meriterebbe.


Fu così costituita una società anonima, con sede a Viareggio, dalla denominazione “Stazioni climatiche Viareggio, Camaiore, Alto Matanna” della quale fecero parte oltre ad Alemanno e a Daniele Barsi un gruppo di investitori toscani ed alcuni ingegneri milanesi che progettarono l’opera.
Fu, quindi, comprato un pallone aerostatico di seta grigia chiamato Rosetta, in onore della moglie di Daniele Barsi e fu costruita una struttura di piloni che sostenevano il cavo metallico teso tra la stazione di partenza (presso la Grotta all’Onda) e quella d’arrivo (Colle della Prata o degli Asini).
La stazione di partenza era dotata di un hangar di legno su basamento murato che serviva per il deposito del pallone, mentre una base di legno era sistemata all’arrivo.
Una navicella di vimini scorreva lungo il filo d’acciaio sfruttando la spinta ascensionale del pallone mentre in discesa era normalmente frenata, essa poteva trasportare fino a sette persone alla volta.
Naturalmente il viaggio in pallone era un lusso destinato solo ad un gruppo ristretto di persone che potevano permettersene il costo e, più semplicemente, potevano permettersi di fare una vacanza.
I turisti dovevano raggiungere Casoli in auto e da qua raggiungere la stazione di partenza a piedi o a dorso di mulo e perfino in portantina. Alla Foce di arrivo trovavano poi una carrozza che li accompagnava all’albergo in pochissimi minuti.
Il volo inaugurale avvenne, con successo, domenica 28 agosto 1910 ed in solo cinque minuti la navicella superò il dislivello di circa 300 metri portandosi alla Foce della Prata che da quel momento divenne la Foce del Pallone, come ancora oggi è chiamata.
Il successo iniziale faceva ben sperare per lo sviluppo turistico della zona infatti la speranza era quella di attirare i turisti che già affollavano le spiagge della Versilia ed in particolare di Viareggio.
L’impresa fu salutata dagli elogi della stampa locale e nazionale e si meritò anche una copertina della celebre Domenica del Corriere.
Su questo progetto però, vi era un velo di mistero.
In quella zona era presente una marginetta il cui culto era molto antico e che gli operai per realizzare il progetto distrussero. Secondo la credenza popolare degli abitanti del luogo, era stata profanata una zona sacra quale era Grotta all’Onda, e temevano che in qualche modo la forza divina si sarebbe vendicata.
Fra gli ospiti illustri che raggiunsero l’albergo con il Pallone vi furono il Re del Belgio Alberto I° con la famiglia ed un seguito di 20 persone, la Principessa di Borbone figlia del Re di Spagna, la Marchesa Sciamanna, la Baronessa Von Strantz e lo scienziato Ficher.Ma il destino beffardo era dietro l’angolo, a novembre l’intera struttura fu distrutta da un uragano: venne ipotizzato che le forze divine, il Dio della selva si era vendicato della profanazione del luogo sacro decretando la fine del sogno avventuroso dei Barsi mettendo la parola fine ad un’impresa forse un po’ avventata e alle speranze dei due albergatori.  

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Il colle delle Prata innevato

Percorrendo la "gora" sopra Trescolli si raggiunge il prato dal quale partiva il Pallone.
Nelle foto sottostanti il basamento in cemento con l'impronta di una mano di bambino, verosimilmente un parente del Barsi.








 






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