lunedì 7 gennaio 2013

La Pastora del Campallorzo

 
 
Eva Domenici (foto Fontanini)
 
"Lei è un dottore? Dio me ne scampi!” esclama la Eva, e subito indicando con la mano un quadro appeso al muro aggiunge “lo vede chi è il mio dottore?”.
“E chi?”, le chiedo  io fingendo di non avere inteso.
“Il Padreterno”.
  Eva Domenici, classe 1933, è “la Pastora” del Campallorzo. Qui è nata, qui ha scelto di continuare a vivere anche dopo che tutti gli altri abitanti della comunità del Campallorzo lasciarono il paese. Sua mamma Rosalba, del 1895, subito dopo la guerra si ammalò di forti dolori alla schiena che la costringevano a restare intere giornate a letto  lamentandosi di continuo, una grave artrosi della colonna. Si racconta che furono chiamati ben sette medici per curarla, ma tutti diedero il medesimo responso senza poter far niente per migliorare le condizioni della povera paziente. Un giorno una sua parente ch’era venuta a trovarla la rimproverò perché se ne stava sempre a letto a lamentarsi.
“Quest’anno non avete neanche festeggiato la Pasqua” le disse e l’indomani le mandò un prete a portarle la comunione.
Dopo che l’ebbe ricevuta si addormentò: quando si  risvegliò non aveva più disturbi e potè così tornare  alle occupazioni di tutti i giorni. Da allora si dice che ogni giorno pregava, per ringraziarla, la Madonna di Pompei.
Immaginette della Madonna e di Nostro Signore non ne mancano, appese a tappezzare le pareti della piccola cucina che ti accoglie all’ingresso. Incastonate con le foto dei suoi vecchi e dei fratelli (mi mostra l’immagine di un suo fratello morto giovane, negli anni ‘60, vi sono quadri ma anche semplici  ritagli di riviste con una immagine sacra.
“I miei rimedi – dice la Eva – sono quelli naturali…. e poi oggi vi ammalate troppo perché vi arrabbiate”
“Ma a volte è veramente  necessario prendere delle medicine” le rispondo io.
“Se prendi una medicina ti fa bene a una cosa e male a tre”.
“1 meno 3”- penso tra me - il risultato è negativo…e quasi mi convinco che ha ragione!
Poi mi parla di Edo,  un suo parente che ora è “alla Versilia”, mi sembra di capire che ha avuto un ictus con una recidiva a breve.
“Eh! Ma non ci si fa più nulla in questi casi, vero?” mi dice un pò rassegnata la Eva.
 In effetti Eva è stata fortunata; nonostante l’età è ancora attiva, i suoi genitori se ne sono andati uno a 88 e l’altra a 87 anni, senza aver mai toccato ospedali. Il fratello Ivo se n’è andato nel 2008 all’età di 78 anni, anche lui senza aver toccato letto d’ospedale. Insieme a lui - entrambi non si sono mai sposati -  ha vissuto al Campallorzo curando il gregge.
Si parla un po’ del vecchio paese: “E’ un peccato che negli anni la chiesina sia andata in rovina e non l’abbiano risistemata – le dico  - avrebbero potuto usarla ogni tanto per una Messa, almeno nelle grandi occasioni, com’era una volta per sant’Antonio Abate”
“Io la mia Messa ce l’ho qui  tutti giorni” mi dice la Eva mostrandomi la piccola radio con la quale ogni giorno ascolta Radio Maria. La vita della pastora trascorre semplice, intessuta di lavoro e di  preghiera ogni giorno . “Oggi mi sono  già  detta una  corona” soggiunge e poi mi parla di Mirjana, di Padre Livio, di Medjugorie, si direbbe vi fosse stata di persona.
A  mia volta  le racconto un po’ del paesino dell’Erzegovina, dove mi recai alcuni anni fa.
“ E’ una zona di contadini, ci sono ancora tanti vigneti e anche là c’è un monte coi sassi rossi, un po’ come quelli del Matanna. Si chiama Križevac, sulla cima nel 1933 ci collocarono una grande croce. I contadini nel tempo hanno dovuto ampliare e trasformare le loro case per poter accogliere i tanti pellegrini che negli anni vi affluivano. In effetti, fino a tutti gli anni ‘80, la vita della gente era ancora molto povera e non dissimile da quella che si doveva vivere al  Campallorzo nella prima metà del secolo scorso”.
“Sa cos’ha detto la Madonna l’altro giorno ”? mi domanda la Eva.
“Ha detto che bisogna aprire il cuore a Dio come i fiori si aprono al calore del sole! Ogni volta quando alla radio dettano il messaggio prendo la penna e  me lo scrivo su un foglio.  E tempo fa lo sa cosa disse  la Madonna?
Che si parla troppo e si prega poco!”
Dobbiamo lasciarci.
Torno a Casoli per la via di Ripradina col sentiero 2, è un po’ lunga ed è ora di andare.



ruderi della chiesa del Campallorzo

 


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